Nel mese di agosto 2025 tre persone sono morte in Italia a causa della puntura di un calabrone. Come comportarsi e come riconoscere i sintomi per evitare lo shock anafilattico è importantissimo.

La Dott.ssa Elisa Boni, allergologa PCM e responsabile del gruppo insetti per la Società Europea di Allergologia (EAACI) è stata intervistata su questo tema dalla Rai per l’edizione regionale del Giornale Radio e del TG del 18 agosto.

La dottoressa Boni ha spiegato come negli ultimi tempi si sia registrato un aumento di punture di imenotteri (vespe, api e calabroni) e di conseguenza un incremento delle reazioni allergiche correlate.

Due le motivazioni principali:

  1. allungamento delle stagioni calde
  2. fenomeni di globalizzazione, ovvero l’arrivo di specie che non erano prima presenti sul nostro territorio (ad esempio il calabrone asiatico)

È importante proteggersi il più possibile – suggerisce la dottoressa Boni – indossando pantaloni lunghi e magliette a manica lunga, evitare di profumarsi, usare eventualmente repellenti ed evitare indumenti dai colori sgargianti.

Cosa fare in caso di puntura?

Se la reazione è solo locale, nel punto di contatto, allora è sufficiente agire con del ghiaccio e poi magari applicare delle creme cortisoniche, ma in caso di comparsa di sintomi più importanti, sistemici e generalizzati come un’orticaria, difficoltà a respirare, sensazione di svenimento, fino alla perdita di coscienza è importante intervenire immediatamente con la somministrazione di farmaci più importanti e allertare il 118.

Chi ha già avuto reazioni allergiche da punture di questo tipo, è presumibile che sia seguito da un allergologo e si sposterà quindi con una terapia d’emergenza che include l’adrenalina auto iniettabile, oltre ad altri farmaci, ma nel caso di cronaca dell’albergatore 60enne di Monterenzio (BO) si è trattato del secondo shock anafilattico in poco tempo: otto anni fa sempre la puntura di un calabrone lo aveva messo già una volta in pericolo di vita, ma in quel caso le conseguenze erano state meno impattanti.

Questo paziente – spiega la dott.ssa Boni – stava probabilmente già seguendo un percorso di desensibilizzazione con una terapia che si chiama terapia autoimmune specifica per i veleni che è in grado di prevenire nuove reazioni in caso di punture.

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