Il dottor Guido Maria Nizzola, medico oculista pioniere della chirurgia refrattiva in Italia e uno dei fondatori del Poliambulatorio Chirurgico Modenese, parla oggi in veste di paziente del Centro Occhio Secco, il servizio inaugurato quest’anno in PCM.

Nella sua attività di oculista, aveva avuto a che fare con il problema dell’occhio secco?
Costantemente. L’occhio secco è sempre stato uno dei maggiori problemi dell’oculistica, al quale mi sono particolarmente interessato in quanto oltre il 10-20% delle mie visite riguardavano persone che lamentavano problemi di fastidio o secchezza oculare. Nel tempo, l’incidenza di questa patologia è ulteriormente cresciuta, anche a causa di un uso non adeguato di lenti a contatto, causa nel lungo termine di gravi problemi di congiuntivite cronica e secchezza.

Il mio interesse professionale era anche motivato dal fatto che la secchezza oculare è uno dei parametri critici per stabilire l’idoneità di un paziente alla chirurgia refrattiva di superficie, in quanto una lacrimazione insufficiente ritarda la riepitelizzazione e può quindi costituire una controindicazione alla PRK, intervento che io praticavo a centinaia di pazienti ogni anno.

Le nuove tecniche di chirurgia refrattiva hanno migliorato la situazione?
Il problema sussiste anche per le tecniche di chirurgia incisionale come la Femtolasik, che possono comportare una secchezza post chirurgica (solitamente temporanea) dovuta al trauma subito dai nervi della cornea. Il nuovo intervento ReLex SMILE, invece, è stato un grande passo avanti perché grazie a una minuscola incisione della cornea lascia intatti i nervi e non interviene sull’epitelio.

In veste di oculista, che soluzioni aveva messo in atto per i suoi pazienti con l’occhio secco?
Nei lontani anni ’70 trovai per caso un vecchio articolo scientifico di un medico giapponese riguardante l’uso dell’autosiero (liquido ottenuto centrifugando il sangue ed eliminando la parte corpuscolata) che il collega aveva utilizzato come terapia dell’occhio secco, ottenendo risultati incoraggianti. La tecnica era poi caduta in disuso e dimenticata.
Ripresi questa metodica e – sicuramente primo in Italia e forse nel mondo – iniziai ad utilizzarla di routine con i miei pazienti, con risultati veramente soddisfacenti, tanto che negli anni successivi il trattamento con autosiero è stato introdotto e largamente utilizzato anche da tanti altri colleghi.

Nel tempo la ricerca ha prodotto buoni farmaci sostitutivi che hanno in parte supplito al problema, riservando l’autosiero ai casi più complessi, come succede ancora oggi.

Quando si è trovato in veste di paziente, cosa si aspettava dal Centro Occhio Secco?
Come tutti i miei coetanei (ho 76 anni) da alcuni anni ho una lacrimazione irregolare e percepisco la spiacevole sensazione di corpo estraneo nell’occhio. Questo disturbo, come oggi ho accertato, non dipendeva dalla scarsa lacrimazione ma dalla composizione biochimica delle lacrime che perdono la componente lipidica e di conseguenza evaporano troppo rapidamente.
Sapendo che era stato istituito un servizio dedicato in PCM e che vi era un nuovo trattamento a luce pulsata, mi sono recato nel nostro Centro in veste di paziente del caro amico e collega dr Claudio Carelli, convinto di ricevere immediatamente il trattamento e risolvere così il mio problema.

E che tipo di servizio ha trovato?
Il collega ha provveduto ad effettuare un checkup completo della mia situazione, tramite tutti i test previsti dal protocollo di visita per l’occhio secco (che sono molto diversi da quelli previsti in una normale visita oculistica); ha così accertato che avevo una carenza funzionale, fastidiosa ma non grave, affrontabile in prima istanza con una terapia farmacologica.

Avendo riscontrato un’immediato beneficio da questa terapia, ho seguito il consiglio del dr. Carelli ed ho per il momento rinviato il trattamento con la luce pulsata.

Quindi la luce pulsata non è un trattamento proposto a tutti i pazienti?
La mia opinione è che moltissime persone nella mia situazione, che non ottengono benefici soddisfacenti con il semplice utilizzo di lacrime artificiali, possano risolvere il loro problema solo a seguito di un percorso di indagine mirato e scientificamente testato, che porta alla definizione di una terapia personalizzata.
Il punto di forza del PCM, sul quale il Centro ha investito fin dall’inizio, è quello di essere dotato di tutte le tecnologie diagnostiche e chirurgiche specifiche per una specifica patologia: nel mio caso la luce pulsata era un’opzione percorribile, ma poiché la terapia farmacologica è stata efficace, per ora rimane una possibile opzione per il futuro.
In qualche caso la luce pulsata può rivelarsi l’unica soluzione terapeutica valida, in altri può essere inutile: sta alla professionalità del medico e del Centro definire la scelta più appropriata che non è certamente proporre un trattamento in modo indiscriminato.

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